Regge bene il passare del tempo questo mini-drama in quattro episodi di ben 11 anni fa, forse perché la fotografia degli show girati in Giappone mi sembra sempre e comunque vintage, o per l'assenza delle folte, bizzarre, capigliature maschili caratteristiche dei più vecchi drama coreani.
Di sicuro senza tempo sono i temi trattati, in primis l'imprevedibilità della vita, che può farci grandi e inaspettati regali, ma anche gettarci nel baratro della disperazione, della solitudine o, al meglio, della rassegnazione, per quello che sarebbe potuto essere, ma non sarà mai.
Tokyo, la pioggia della volpe (도쿄 여우비), è titolo letterale della storia, e si riferisce alla leggenda coreana che sta dietro il fenomeno della pioggia a ciel sereno: una volpe e una nuvola si amavano, ma la prima decise di sposare una tigre, e così, il giorno delle nozze, la nuvola si nascose dietro al sole per piangere tutto il suo dolore. E la leggenda ben descrive la storia di Hyun-soo (Kim Tae-woo) e Soo-jin (Kim Sa-rang), tanto che il finale non avrebbe dovuto cogliermi così tanto di sorpresa.
Soo-jin è un'attrice coreana che, spaventata e consapevole del proprio scarso talento, scappa dal set di uno spot televisivo che sta girando in Giappone, e si ritrova a lavorare in un piccolo ristorantino di sushi il cui chef è il suo connazionale Hyun-soo, più grande di lei e inizialmente burbero. Tra i due, col tempo, nasce un sentimento molto dolce e forte che, però, ad un certo punto, deve fare i conti con la realtà...
Un po' lento nel primo episodio, nonché frustrante nel terzo, in cui i due continuano a cercarsi e rincorrersi purtroppo senza successo, il drama dà il meglio di sé nel secondo episodio, che sviluppa la relazione, e nell'ultimo, che risolve la storia.
Mi ha commosso tantissimo la dichiarazione di quella donna che, sotto la pioggia, mette a nudo il suo cuore, consapevolmente invano, davanti ad un uomo che rifiuta di mostrarle tutto il dolore che pure sta provando e che, mi è sembrato, sia, tra i due, la parte meno lesa.