Mini appunti - Lucifer (St. 1)

  • Lei è una poliziotta integerrima e tutta d'un pezzo, lui un tipo un po' sbruffone, presuntuoso, che con la polizia non c'entra nulla, ma in un modo o nell'altro si ritrova ad esserne consulente, ben presto indispensabile.
  • I due all'inizio battibeccano, ma sono chiaramente attratti l'uno dall'altra e diventano col tempo partner inseparabili, in vista di qualcosa di più...

  • Mettiamo uno scrittore al posto di lui ed avremo Castle. Un mentalista, ed avremo Mentalist. Il diavolo, ed avremo Lucifer.
  • Niente di nuovo sotto il sole, quindi, o quasi.

  • La prima stagione di Lucifer, costituita da 13 episodi, è andata in onda sul canale FOX nel 2016, come trasposizione televisiva dell'omonimo fumetto Vertigo. Si tratta di un procedurale classico (il produttore Jerry Brukheimer è lo stesso del brand CSI), con un caso, spesso non proprio brillante, da risolvere in ogni episodio, mentre la trama orizzontale si dipana a poco a poco.
  • La spigolosa poliziotta Chloe è interpretata da Lauren German, che non ha lo stesso carisma di Stana Katic di Castle, né brilla per doti recitative, ma almeno il suo personaggio non ha - per il momento - nessun "classico" trauma infantile / giovanile da affrontare.
  • Il suo ex marito Dan è uno dei personaggi peggiori, e non perché potrebbe chiaramente essere un antagonista di Lucifer, ma perché tagliato con l'accetta, e perché a lui sono riservate le battute più banali e scontate, che lo rendono quasi del tutto piatto. Con lui viene fatto una sorta di doppio gioco: [SPOILER] inizialmente viene presentato al pubblico come un personaggio negativo (la storia del poliziotto corrotto), mentre Chloe lo crede uno dei buoni; successivamente la situazione si ribalta, con Chloe che lo considera un poco di buono e il pubblico che lo vede come una vittima del collega Malcom. Gli ingredienti per la sua redenzione e per un eventuale ritorno con la ex moglie quando lei comincerà ad avvicinarsi a Lucifer ci sono, scontatamente, tutti.
  • E poi c'è lui, il protagonista, Lucifer Morningstar, il demonio, che però, sin dal primissimo episodio, appare più umano di molti che lo circondano. Il suo è un personaggio simpaticamente egoista, deciso a godersi tutti i divertimenti che Los Angeles può offrirgli e, soprattutto, a non tornare all'inferno, lì dove suo padre lo ha spedito a fare un lavoro che detesta e che lo annoia.
  • L'aspetto più interessante del suo personaggio è proprio il trauma familiare che si porta dietro, la ferita e l'offesa per essere stato cacciato dal genitore, che sembra preferirgli il fratello Amenadiel, interpretato da un ottimo D.B. Woodside. 
  • Il suo cercare di capire come gli esseri umani affrontino una situazione del genere e le sue sedute in merito con la dottoressa Martin (Rachael Harris) - sì, il diavolo va dallo psichiatra - sono l'aspetto migliore della storia.
  • È interessante questa versione di Lucifero, che si sente profondamente offeso quando gli uomini gli attribuiscono azioni malvagie, dicendosi invece orripilato dalla solo prospettiva di togliere la vita ad un innocente, e stufo di essere chiamato in causa ogni qual volta gli esseri umani si macchiano di qualche crimine, di cui non ha colpa. La sua vulnerabilità è quasi tangibile, così come il suo piacere nello scoprire, di volta in volta, l'ipocrisia di chi lo circonda.
  • Tom Ellis, che lo interpreta, si cala bene nel ruolo dell'edonista tormentato che si crede più superficiale di quanto non sia, ma sembra più adatto alle battute brillanti e alle scene divertenti, piuttosto che a quelle che virano verso il drammatico, a cui non riesce ad iniettare pathos (una tra tutte, il suo dialogo con Dio dopo la morte di padre Frank). 
  • Allora, perché guardare - o continuare a guardare - Lucifer? Perché, nonostante la poca originalità, qualche scivolone nella scrittura (la bimba che in un batter d'occhio prenota una corsa Uber con il cellulare della mamma, esce di casa ed arriva al Lux...) ed un cast non proprio azzeccatissimo (Lesley-Ann Brandt riesce a dare più spessore alla sua Maze di quanto non riesca la protagonista con Chloe), ha successo nel fare buon uso di tutti i cliché a disposizione, ma, soprattutto, è divertente.
  • Eccetto qualche sbadiglio qui o lì dovuto al caso da risolvere, gli episodi scivolano via con facilità; la scrittura riesce ad approfittare al massimo della situazione di Lucifer, inserendo, ogni qual volta è possibile, battute sul Padre che sanno far sorridere senza essere offensive, e facendo inaspettatamente ridere anche nelle situazioni più drammatiche.

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