Mini appunti Film - Late autumn


  • Late autumn (만추) è un film sudcoreano del 2010 - remake di una omonima pellicola del 1966 - avente come protagonista Hyun Bin e Rebecca Tang.
  • Il coreano Hoon e la cinese Anna si incontrano per caso su di un autobus diretto a Seattle. Lui, gigolò, sta scappando dal geloso marito di una cliente, lei è in permesso dalla prigione per partecipare al funerale della madre. I due si ritrovano a passare del tempo insieme, e, pur non usando troppe parole a causa delle differenze linguistiche, riconoscono nell'altro qualcuno con cui sentirsi a proprio agio, qualcuno del tutto diverso da chiunque abbiano mai conosciuto...
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  • Sin dai primi fotogrammi, ciò che salta all'occhio di Late autumn è la fotografia. Complice una nebbiosa Seattle, la palette che caratterizza la pellicola è molto limitata, con il grigio e il marrone a farla da padroni. Colori che rispecchiano le vite dei due protagonisti, diverse ma ugualmente piatte e senza speranze per il futuro.
  • Il ritmo è purtroppo lento, lentissimo, e spesso si fa frustrante, dando spesso l'impressione che il film duri molto più delle effettive due ore.
  • Non mancano alcune scene interessanti, come quella al funerale della madre di Anna, ma per lo più la storia tende a trascinarsi, rendendo noiose anche quelle parti che avrebbero potuto essere memorabili, come quando la protagonista racconta della propria vita ad Hoon, ma lo fa in cinese, una lingua non compresa dall'uomo, che le risponde solo osservando i cambiamenti della sua espressione.
  • Hyun Bin fa come sempre un'ottima figura, pur essendo portatore di un ciuffo pneumatico, ma per lo più la sua espressività è limitata dalla lingua utilizzata, l'inglese (spesso pessimo), che non è la sua. Se la cava meglio Rebecca Tang, la cui interpretazione di questa donna che ormai non sente più di appartenere al mondo esterno, né di avere qualsiasi tipo di appiglio, è spesso più convincente di quella del coprotagonista.
  • Il finale è piuttosto realistico, ma non per questo soddisfacente, e priva lo spettatore annoiato e perplesso anche di un piacevole lieto fine.



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