Currently watching [2] - Lost e gli altri

  • In Currently watching scriverò delle mie impressioni durante la visione di drama e serie, impressioni che non di rado cambiano drasticamente una volta guardato l'ultimo episodio...
---

Midnight mass (ep.1/7)

Midnight mass è l'horror che ho scelto di guardare quest'anno in occasione di Halloween.
Il creatore, Mike Flanagan, è lo stesso di The haunting of Hill House e The haunting of Bly Manor, con cui lo show condivide alcuni attori e una trama, per il momento, piuttosto tiepida.
Durante il primo episodio, infatti, a parte l'apparizione di una defunta ad uno dei protagonisti responsabili della sua morte, e ad alcuni strani fenomeni, non è successo nulla, soprattutto nulla di inquietante.
Si tratta pur sempre, però, di un episodio introduttivo, e le mie speranze sono riposte nel personaggio di Padre Paul, che ha di punto in bianco rimpiazzato il vecchio prete, partito per un pellegrinaggio e mai più tornato.
L'atmosfera che si respira sull'isola è d'altronde perfetta per un mystery macchiato d'horror: si tratta di un villaggio isolato, semi abbandonato e cadente, che nulla ha della luminosità di altre cittadine marittime, e da cui chi può scappa, e in cui gli adolescenti si divertono come possono, tramandandosi storie inquietanti che potrebbero rivelarsi molto più veritiere di quanto pensino.
Il personaggio di Riley e la sua storia mi hanno ricordato molto Rectify, e il personaggio della bigotta del paese potrebbe riservare qualche sorpresa. 
Staremo a vedere.

--

Superstore - St.1 (epp.2/11)

Superstore è una sit-com statunitense ambientata in un grande magazzino. Benché la prima stagione risalga solo al 2015, sembra una serie piuttosto "vecchia", soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, che vorrebbe essere comica, ma spesso risulta offensiva. Esempio lampante è Dina, che sin dal pilot pare aver sviluppato una cotta per il protagonista Jonah, cotta che, la serie ce lo fa capire chiaramente, non avrà futuro, perché Dina è mascolina e ha qualche chilo in più... 
Abbiamo poi Mateo, dai tratti asiatici, probabilmente gay e sicuramente saccente ed irritante; Cheyenne, adolescente incinta e non troppo sveglia, ma che sembra un genio accanto allo stupidissimo e immaturo padre di suo figlio, e Glenn, il manager la cui ridicolaggine è così estremizzata da risultare penosa, piuttosto che divertente. Una spanna sopra di loro per intelligenza e dignità, stanno i due protagonisti, Amy e Jonah, che prima o poi durant le sei stagioni della serie avranno di sicuro una storia, anche se hanno cominciato col piede sbagliato. 
Non certo la sit-com divertente e con tanto cuore che cercavo dopo The good place

--

Dal-li and the cocky prince (epp.4/16)

Park Gu-young è per me l'interprete della blanda e spesso irritante Ju-ri di It's okay to not be okay, ma probabilmente questo drama, in cui rende con grazia l'intelligente ed elegante Dal-li, mi farà cambiare l'immagine che ho di lei. 
Il drama si presenta per il momento come una rom-com leggera, i cui momenti comici sono il suo punto di forza. Ad esempio, benché non mi piacciano le situazioni basate sugli equivoci, ho trovato divertente lo scambio di persona tra il protagonista Moo-hak e il giapponese Jin, con tutto ciò che ne è conseguito. 
La chimica tra i due protagonisti è eccellente, ed infatti il drama è più godibile quando entrambi si trovano insieme sulla scena; Moo-hak è già pazzo di Dal-li, e questo dà modo di creare scene divertenti in cui la mimica di Kim Min-jae - che è perfetto nei panni del nuovo arricchito ignorante - tiene banco con le sue espressioni ora di gelosia, ora di compiacimento. Trovo invece poco interessante il mistero relativo alla morte del padre di Dal-li, e spero che la questione prenderà poco spazio. Nel terzo episodio la situazione creata dai ristoratori/gangster nel museo si è risolta in modo troppo cartoonistico, quasi imbarazzante, ma se si riesce a sorvolare su alcune scelte, come questa un po' semplicistiche, ogni episodio riesce a far trascorrere un'ora in modo leggero e divertente. 
Il comparto abbigliamento, trucco e parrucco pare molto ben curato, mentre l'utilizzo dell'Habanera dalla Carmen e del verso dei corvi in sottofondo, aggiunge comicità ad alcune scene.

--

Yu-mi's cells (epp.5/16)

Questo drama esprime alla perfezione l'anima del webtoon da cui è tratto!
È divertente, verosimile e molto carino (anche se qualche scena qui e lì mi ha un po' annoiato).
Le "celluline" sono adorabili! L'animazione mi piace tantissimo. Avrei preferito un po' di cura in più nella resa degli occhi, ma va bene anche così.  
Il montaggio è piuttosto buono, la transizione tra le scene con gli attori in carne ed ossa e quelle animate è molto naturale.
Kim Go-eun e Ahn Bo-hyun incarnano molto bene Yu-mi e Woong, così come Lee Yoo-bi il personaggio di Ruby.
Peccato non aver visto per più episodi Wook (cameo di Choi Min-ho), così come il fatto che tutte le insicurezze di Yu-mi riguardo alla propria età e al proprio aspetto durante la sua cotta per il collega non siano state inserite nella trama.
Il quinto episodio ha mostrato in modo molto realistico la relazione tra Yu-mi e Woong, così come il confronto tra la protagonista e Sae-yi.
--

Lucifer - St.3 (epp.7/26)

Dopo una seconda stagione così significativa per la caratterizzazione psicologica di Lucifer, per la sua crescita e il suo rapporto con la famiglia - soprattutto con il Padre -, la prima manciata di episodi della terza stagione è assolutamente deludente.
Le trame sono noiose e mal scritte; paradossalmente per il momento le peggiori sono state proprio quelle che avrebbero dovuto essere più importanti per la caratterizzazione di alcuni personaggi, ovvero Mr and Mrs Mazikeen Smith, con buchi nella trama e girata male su di una montagna che più finta non si può, e Off the record, che si focalizza sul personaggio dell'ex-marito di Linda. Ho impiegato più giorni per guardarle entrambe. Deludente anche Vegas with some radish, in cui ricompare Candy, e il comportamento di Chloe, Linda e Dan è del tutto ridicolo e off-character solo per permettere un minimo avanzamento della trama orizzontale.
Trama orizzontale che si assottiglia sempre più, mentre the Sinner, il probabile big bad, si fa ad ogni episodio meno interessante e più dimenticabile.
Non mi meraviglia che proprio dopo questa stagione la FOX avesse deciso di cancellare la serie.

--

Tale of the Nine-taled (epp.7/16 - rewatch)

Tale of the Nine-taled è uno dei miei drama preferiti dello scorso anno. Lo sto riguardando in compagnia e (piuttosto) lentamente, e mi sembra sempre molto piacevole come la prima volta, anche se la CGI appare ancora più bruttina di quanto ricordassi.
Continuo a pensare che il mild-horror dei primi episodi sia fatto benissimo, e che le puntate ambientate sull'isola siano tra le migliori.
Ancora da riguardare gli episodi in cui i protagonisti diventano ufficialmente una coppia, le cui dinamiche - leggi: comunicazione - erano tra gli elementi che avevo preferito.
Interessante la mitologia e ottimo l'OST, inclusa l'inquietante cantilena dell'episodio 7.

--

Lost (epp.8/16)

Il titolo originale di questo drama, che al momento è il mio preferito, potrebbe tradursi con "Non più umani", o, ancora meglio, con "Non più qualificati come umani". È così che infatti si percepiscono i protagonisti Bu-jong e Kang-jae che, rispettivamente a 42 e 27 anni, sentono di non aver concluso nulla, di aver deluso se stessi e gli altri, e che le loro vite non hanno valore. Non si sentono più qualificati come umani perché è così che li classifica ormai la società.
Sono due personaggi estremamente soli, disperati, depressi, che albergano pensieri suicidari. Ma si trovano, si riconoscono; la sola esistenza dell'altro è di conforto reciproco. La scena nella camera d'albergo in cui parlano - "I just wanted to sit. In a place that wasn't home. Sitting in a place that's not home with someone who isn't family, doing nothing, just being still. I sometimes want to do that. I don't have to say anything. I don't have to think anything. I don't have to worry"... - e dormono l'uno accanto all'altro è una delle più belle che abbia mai visto.
L'ottavo episodio ha mostrato come anche tutti gli altri personaggi che popolano il mondo di questo drama abbiano le proprie difficoltà e disperazioni, perfino Ah-ran, che invece nella vita di Bu-jong veste i panni della "cattiva". Molto significativa la parte in cui la donna, che interpreta un'attrice, discute con il regista riguardo ad una sequenza che la vede protagonista, e allora sappiamo che anche lei, come il personaggio che sta mettendo in scena, sa cosa significa essere maltrattati e picchiati, e quanto sia offensivo e ridicolo che con il viso gonfio e sanguinante debba mettersi a preparare del caffè per esigenze pubblicitarie.
La fotografia è bellissima, al pari di quella di un film; ottimi la scrittura e i dialoghi.

--

It's okay, that's love (epp.9/16 - rewatch)

Dopo un binge-watching lo scorso anno, sto ora riguardando con calma It's okay, that's love.
Pur essendo solo del 2014, lo show appare molto più coraggioso dei recenti drama, caratterizzati spesso da un'eccessiva innocenza, e i cui personaggi sono quanto più possibile belli e senza difetti fisici: si parla infatti parecchio di sesso; il padre della protagonista è affetto da gravi handicap; molti dei personaggi soffrono di una patologia psichiatrica.
L'aspetto migliore della storia sta proprio nel suo modo di trattare i disturbi psichiatrici, ossia non come qualcosa di spaventoso di cui doversi vergognare e da dover nascondere, ma come ciò che sono davvero, ovvero malattie che possono essere trattate e che non rendono dei paria chi ne soffre.
Le relazioni sono piuttosto realistiche, il matrimonio di Dong-min e Yeong-jin, ad esempio, si è sfasciato per mancanza di comunicazione, ed è palese che sarebbe invece potuto durare a lungo e che ha lasciato un vuoto nella vita degli ex coniugi.
Anche il rapporto tra i due protagonisti non è tutto rose e fiori, e, benché ciò aggiunga realismo della storia, spesso mi sembra che Hae-soo sia troppo condiscendente nei confronti di Jae-yeol. In particolare, mi infastidisce che lui la forzi a fare cose che la spaventano a causa del suo disturbo d'ansia, e, cosa peggiore, il drama gli dà ogni volta ragione, volendo farci credere che tutto non faccia altro che andare a vantaggio di Hae-soo. Non mi è piaciuta, inoltre, la musichetta scelta come sottofondo per le scene in cui lui, durante il viaggio ad Okinawa, cerca di farle "pagare" i suoi comportamenti, sempre dovuti alla sua condizione. Il tema allegro ha voluto presentare quel modo d'agire come divertente, mentre io ho trovato Jea-yeol egoista ed insensibile.

--


Questo drama è perfetto per il weekend, alla fine di una settimana faticosa.
L'ambientazione nel villaggio marittimo di Gongjin è rilassante, e la trama leggera, così che un episodio di oltre un'ora scivola via senza che quasi me ne accorga.
La protagonista Hye-jin mi piace molto, è professionale e di buon cuore e, anche se da cittadina alberga dei pregiudizi nei confronti della vita di provincia, è pronta a ricredersi e a chiedere scusa.
Di contro, ho qualche problema rispetto al comportamento del protagonista Doo-sik nei confronti di Hye-jin, e ad alcune scene presentate come divertenti - e che in realtà riescono ad esserlo davvero - ma che sarebbero un incubo nella vita reale (un esempio su tutti, la rete di gossip che prende di mira Hye-jin).
Il drama fa ampio uso di cliché, alcuni riusciti, altri meno, ma il risultato è comunque godibile. Avrei preferito che non si calcasse troppo la childhood connection, sarebbe stato meglio se i protagonisti si fossero incrociati solo da adolescenti, o se si fossero incontrati per la prima volta direttamente da adulti.
L'episodio 10 si è concluso in modo molto carino, mentre l'undicesimo, comunque piacevole e divertente, è stato a tratti troppo zuccheroso.
La fotografia è bellissima.

--

My fated boy (epp.26 di 29)

Questo drama mi sta piacendo moltissimo.
Si tratta di una noona romance cinese che è diventata più interessante dopo che i due protagonisti sono diventati una coppia, in quanto il focus si è spostato sulle loro preoccupazioni dovute alla differenza di età, ed in particolare sull'eventuale opposizione delle rispettive famiglie e sulle conseguenze per la carriera di lui, idol in ascesa.
Ogni episodio si apre con una scena che ci mostra i due insieme durante la loro infanzia. Le scene sono carinissime (e il bambino è bellissimo), tuttavia non so cosa pensare di situazioni del genere: forse perché il concetto di destino non è così radicato in Occidente come nei paesi asiatici, ma in casi come questo mi chiedo se, soprattutto da parte del protagonista maschile, si tratti davvero di amore, o piuttosto di un pensiero radicatosi in lui da bambino o di una sorta di imprinting.
È molto ben tratteggiata l'amicizia della protagonista con le sue colleghe di lavoro, così come i legami familiari. Il modo in cui i genitori supportano Lin Yang e Lu Zheng An è commovente.
La storia non presenta eccessivi drammi, né nemici da affrontare, a parte la CEO, che però mi è sembrata bidimensionale e quasi cartoonistica, così come la risoluzione della faccenda troppo semplice.